Siamo tutte marionette?

Siamo tutte marionette?

L’incidenza dei media nell’era dei social.

Dapprima fu il sospetto. Poi la certezza iniziò a farsi largo.

Con l’avvento delle tecnologie applicate all’informazione qualcosa è cambiato. Non che quando esistevano “solo” i giornali il concetto di base fosse differente. Ben presto gli editori cercarono non più esclusivamente di portare l’acqua al loro mulino in senso economico, ma strizzarono l’occhio al potere.

Le testate di tendenza hanno poi dichiaratamente ammesso un’appartenenza politica. E successivamente vi fu l’asservimento di taluni.

Ecco come “ci” controllano

Ai nostri giorni la strategia del “controllo” delle masse è profondamente mutata. Si è passati ad un pericoloso approccio scientifico. In rete troviamo una quantità enorme di opportunità gratuite, che adottiamo e seguiamo senza chiederci “chi ci guadagna”.

Prendiamo ad esempio i semplici giochini rompicapo che troviamo in Internet. Anche quelli semplici che ci fanno accoppiare due o tre simboli, o scoppiare delle bombe. Sono quasi sempre gratuiti, anche se i più incauti qualche soldino ce lo buttano. Se falliamo il livello a cui siamo giunti possiamo recuperare le “vite” semplicemente assistendo ad un video pubblicitario.

Ecco spiegato perché il giochino è gratuito. In realtà lo paghiamo accettando di essere sottoposti a un trattamento mediatico che nella maggior parte dei casi crea un desiderio o una necessità economica.

E questo perché c’è un linguaggio proprio della moderna comunicazione che va ad agire su certe leve del desiderio o della volontà, le quali a loro volta ci fanno poi ritenere indispensabili cose che mai ci saremmo sognati di cercare.

La Psicologia è divenuta una disciplina indispensabile per chi volesse far carriera in ambito pubblicitario o delle Public Relation. Solo conoscendo e sapendo toccare le leve giuste si arriva al risultato cercato da chi ingaggia questi professionisti.

È un discorso che vale per ogni aspetto della vita, ad iniziare dalla Politica. Internet, e i social in modo particolare, servono poi per diffondere un pensiero, con l’obiettivo che coincide con la strategia causale.

Il Nuovo Riduzionismo

La pietra viene gettata nello stagno, e l’ignaro fruitore della rete risponde mettendo a nudo le proprie necessità attraverso risposte ai post. Un vero e proprio studio sociologico i cui risultati vengono elaborati e migliorati per arrivare a capire come e con che cosa la massa va allettata.

Stiamo quindi vivendo in questa epoca mediatica che per ironia viene definita “tecnologica”, un vero riduzionismo dell’uomo, retrocesso ad oggetto da ammaestrare per imporgli scelte in qualche modo pilotate.

Ne sono prova le mille sollecitazioni mirate che riceviamo. A partire dalla pubblicità personalizzata in base ai nostri gusti (rilevati e immagazzinati su server), oppure alle tendenze che emergono attraverso l’incrocio dei nostri dati con quelli a cui diamo amicizia in rete.

Tutto viene scrupolosamente custodito e vagliato per fini che almeno apparentemente sembrano solo economici, ma che comunque fotografano il nostro pensiero.

L’amarezza più grande resta quindi quella del dover constatare il degrado dell’aspetto filosofico dell’antropologia, se pensiamo a come veniva “visto” l’uomo e il suo pensiero nel passato, e lo confrontiamo all’uomo-oggetto di oggi. Un oggetto di conquista e di sfruttamento intellettuale. Marionette con i fili della rete, alle quali dire e insegnare a comportarsi, comprare, votare e volere ciò che più aggrada ai burattinai.

 

 

 

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